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Costretti a scappare Tris e Quattro trovano rifugio presso gli Esiliati, guidati dalla madre di Quattro che da tempo cerca di formare un esercito per compiere una rivoluzione. Non credendo nemmeno alla bontà degli ideali degli Esiliati, i due decidono di rifugiarsi dai Candidi, dove dimostrata la loro onestà grazie al siero della verità iniziano a pianificare un attacco. Intanto Jeanine cerca il divergente perfetto per poter aprire un misterioso artefatto proveniente dagli Antichi e contenente un videomessaggio che potrebbe essere un'ottima arma di propaganda.
Il secondo film tratto dalla serie di romanzi di Veronica Roth cambia buona parte della troupe inclusi regista e sceneggiatori e ripete molto di quanto già visto in Divergent, ovvero lo scontro tra una società che divide in gruppi gli individui in base alle propensioni individuali, contrapposta all'unicità di una piccola percentuale di persone che non sono predisposte a nulla in particolare e a tutto insieme. La nuova aggiunta è l'arrivo di una fazione ribelle dotata di un suo capo e una sua agenda che non stupisce scoprire (fin da subito) non appartenere ai "buoni" ma essere un'altra faccia della stessa medaglia del governo tirannico, opposti a loro eppure ugualmente intenzionati ad imporre un ordine dall'alto con la violenza. Fuori dai giochi si collocano i protagonisti.
Se Hunger Games porta avanti un discorso molto complesso sul desiderio e l'attenzione intorno al corpo della donna in una società in cui l'immagine individuale è continuamente negoziata attraverso diverse tipologie di media, Divergent che di quella serie continua ad essere una copia quasi pedissequa, opta per un modello più classico di modernità e decisamente più semplice, in cui regnano amore e famiglia e nel quale l'unico elemento di "ribellione" sta nell'affermazione della propria individualità (un blando aggiornamento rispetto ai classici film di fantascienza anni '50 e '60). Prima ancora che sul piano delle idee è però su quello della forma che Insurgent crolla. Incapace di immaginare un futuro accattivante, affianca tutine aderenti ai resti della nostra civiltà, mette i suoi personaggi in una Chicago distrutta ma li dota di armi dal design futuristico grottesco (somigliano a grossi fucili ad acqua) e, in un'accozzaglia molto poco coerente di ribellismo e sentimentalismo (in cui il primo contemporaneamente giustifica e ostacola il secondo), perde credibilità ogni minuto che passa.
Molta della responsabilità della mancanza di sapore di questo secondo film sta sulle spalle degli attori. Se le consuete star-villain (Kate Winslet e Naomi Watts) fanno quello per il quale vengono pagate, cioè portare un po' di carisma e autorevolezza, i protagonisti sembrano costantemente fuori parte. Nessuno dei volti che sono inquadrati per la maggior parte del tempo ha la forza di donare credibilità alle proprie battute o a situazioni che ne avrebbero molto bisogno. Da Miles Teller (decisamente più convincente in Whiplash) a Shailene Woodley (a disagio in un ruolo d'azione, implausibile con un'arma in mano e figuriamoci nelle scene di violenza) fino a Theo James e Ansel Elgort (rispettivamente l'amato Quattro e il fratello Caleb), tutti sembrano provenire da altri film, recitare secondo registri propri e in stanze separate gli uni dagli altri.